La pizza è una certezza ma le sue origini sono una incognita: potrebbero infatti risalire a molto prima di quanto si pensa e grazie a popolazioni inaspettate come quelle egiziane e greche.

La pizza è nata e si è tramandata fino ad arrivare ai giorni nostri grazie ai pizzaioli, che nel corso del tempo hanno saputo innovare questo piatto unico, in tutti i sensi.

La pizza sempre e comunque

Per molti di noi la pizza è il piatto preferito, quello che non si può rifiutare, quello capace di creare tavolate anche numerose ma anche per un morso al volo con un trancio preso lungo la strada. La pizza diventa un appuntamento settimanale tanto che se lo si salta una volta è un grande dispiacere. Dobbiamo ammettere anche che è il piatto rifugio: nei momenti difficili o del bisogno sa come essere d’aiuto.

Inconsapevole pizzaiolo egiziano

La storia della pizza è lunga e complessa e condita da incertezze. Le sue origini infatti non sono del tutto chiare ma, se così come il pane anche la pizza deriva dal grano, allora i primi pizzaioli non sono nati a Napoli ma in Egitto. Infatti furono loro a inventare il lievito, oltre 5 mila anni fa, pur non conoscendone il processo di fermentazione e credendo che la reazione chimica fosse frutto di un miracolo.

Rimanendo nell’antichità, anche i Romani, i Greci e perfino i Persi preparavano una pizza rudimentale, farci al massimo con formaggio e datteri.
Insomma, i primi pizzaioli provenivano da paesi mediterranei, dove erano più diffuse le coltivazioni di grano.

Il pizzaiolo che creò la pizza per sedare gli animi

Finalmente arriviamo a Napoli, dove la pizza trova casa. Partendo da Rua Catalana, dove lavorava Mastro Nicola, il panettiere più famoso della città nonché, secondo la narrazione, il creatore della prima ricetta della pizza. A differenza di quella nota fino a quel tempo, il fornaio campano prevedeva l’aggiunta di strutto e la vendeva agli artigiani che popolavano il quartiere. Il successo fu immediato e venne chiamata pizza “Mastunnicola”, fusione delle parole Mastro Nicola.

Non si è mai saputo invece quali pizzaioli nei dintorni del 1734 crearono la prima marinara, una pizza completamente nuova perché farcita con la salsa di pomodoro, recentemente approdata in Europa dopo la scoperta dell’America e portata in Italia dai Borboni che regnavano a Napoli.
Questo cambiamento deriva da una situazione sociale piuttosto agitata: infatti il suo nome potrebbe far pensare a un condimento a base di pesce, ma in verità alluderebbe ai marinai del porto di Napoli.

Secondo i racconti tramandati, i portuali erano stanchi della solita pizza, a loro dire poco saporita e così per calmare gli animi alcuni pizzaioli, restati ignoti in questa storia, decisero di arricchirla con la salsa di pomodoro e, soprattutto, con l’aglio. Un ingrediente dal sapore decisamente inconfondibile.

Sua maestà la pizza Margherita

È passato alla storia Raffaele Esposito, che venne chiamato ad esaudire il desiderio della Regina Margherita I, in visita a Napoli con il Re Umberto I nel giugno 1889. Sua Maestà infatti non aveva ancora mangiato la pizza pur avendone sentito parlare spesso e molto bene.

Raffaele al tempo era il pizzaiolo più famoso della città e le preparò tre pizze: la Regina tra la mastunnicola e una condita con pomodoro, alici, aglio, origano e olio preferì la terza, che invece era condita con pomodoro, mozzarella (Fior di latte), un filo di olio d’oliva e una foglia di basilico, aggiunta dalla moglie Maria Giovanna per rendere onore ai colori della bandiera italiana.
E quando al pizzaiolo venne chiesto come si chiamava quella pizza, rispose “Margherita”, come nemmeno il più esperto dei PR di oggi avrebbe fatto.

La pizza napoletana fece un enorme salto di notorietà fino ai giorni nostri, ma forse non tutti sanno che Raffaele Esposito non fu (e non è ancora!) così apprezzato dai napoletani più veraci, reo di aver tradito le ricette originali della tradizione borbonica, che in buona sostanza sono le prime due che aveva presentato ai Reali.

Il mestiere di pizzaiolo patrimonio mondiale dell’umanità

Dal 2010 la pizza napoletana, quella dai bordi alti, è protetta dal marchio di origine STG (Specialità tradizionale garantita), introdotto dall’Unione europea, mentre dal 2017 l’arte del pizzaiuolo napoletano è dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Come prodotto diretto di questa forma d’arte, anche la pizza napoletana è diventata patrimonio dell’umanità.

OperaPrima aiuta il pizzaiolo

Oggi quindi il mestiere del pizzaiolo è riconosciuto come un’arte e trovare un pizzaiolo esperto e capace non è per niente semplice. Inoltre, la situazione sanitaria ha colpito questo settore artigianale.
OperaPrima vuole aiutare i pizzaioli, perché è una stendipizza professionale che ha (re)inventato il modo di stendere la pizza.

Grazie al suo sistema brevettato di funzionamento a freddo, non danneggia la maglia glutinica e in pochi secondi permette la realizzazione di una vera pizza tradizionale, con un bordo predefinito anche senza manodopera qualificata.

Con OperaPrima oggi il pizzaiolo può creare in modo semplice e veloce la buona pizza italiana utilizzando diverse tipologie di farine.

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